Elena Bonetti: «Riformisti incompatibili con Elly Schlein. Guardiamo a tutti, anche a FI»
«Su Jobs Act, Ucraina, istruzione e diritti delle famiglie, le nostre posizioni sono molto lontane dalla segretaria dem»
Elena Bonetti, vicepresidente del Terzo Polo, chiuderete le porte al Pd targato Elly Schlein?
«Chi fa politica deve sempre cercare un dialogo. Il Pd ha però scelto un’identità completamente spostata a sinistra e in prospettiva un’alleanza con il Movimento Cinque Stelle, abdicando allo spazio riformista. Così siamo incompatibili».
È solo questione di alleanze?
«No, ci sono più ragioni. Schlein vuole archiviare il Jobs Act, una riforma che ha garantito diritto al lavoro e sviluppo. Abbiamo idee molto diverse in materia di istruzione statale e paritaria, sussidiarietà, diritti delle famiglie».
Temi gender inclusi?
«Non conosco le proposte del nuovo Pd. Noi lavoriamo per ridurre concretamente i divari nel Paese e dare a tutte e tutti pari dignità. Ma, come ho fatto al governo, per ricomporre le differenze, non annullarle».
E sull’Ucraina?
«Un’altra distanza abissale. Alla pace si lavora solo garantendo il diritto degli ucraini all’autodifesa contro la Russia, a differenza di un finto pacifismo che tifa la resa di Kiev».
Se Giorgia Meloni chiederà un nuovo via libera agli aiuti militari, cosa voterete?
«Abbiamo votato a favore con Draghi, così faremo con Meloni. Mi auguro, al netto di virate nel Pd, che su questo una parte della maggioranza non cambi idea. I segnali non sono incoraggianti».
Farete campagna acquisti tra i dem delusi?
«Faremo una campagna di proposte per chi vuole costruire un progetto popolare, liberale, riformista. Per chi non si riconosce nell’asse, sempre più estremizzato, tra destra e sinistra».
Guardate anche a Forza Italia?
«Certo. Guardiamo ad amministratori locali, consiglieri e a chiunque voglia scommettere su questo grande progetto».
Quanto tempo per il partito unico tra Azione e IV? Di solito ci si sposa a settembre..
«In autunno. Con Carlo Calenda e il comitato politico abbiamo tracciato una roadmap. Inizia un percorso di ascolto dei territori, delle associazioni e i movimenti giovanili».
Il nome?
«C’è qualche ipotesi di lavoro ma è ancora da definire».
A sentire le federazioni locali, non tutti sono entusiasti del matrimonio politico...
«Ogni progetto di crescita vede momenti di dubbi e riflessioni. Noi siamo convinti che soprattutto in questa fase unire le nostre esperienze sia una scelta di responsabilità per tanti elettori riformisti senza casa».
E la leadership? Non è il momento anche per voi, come nel Pd, di una donna al comando?
«Due donne al vertice del governo e del Pd sono un passo avanti in un processo di normalizzazione della politica. Nel Terzo Polo le leadership femminili ci sono da tempo e sono molte, non una di bandiera: ci avete viste al governo. Detto questo, il Terzo Polo ha già un leader ed è Carlo Calenda».
Punterete ancora su Letizia Moratti?
«In Lombardia sarà la nostra prima interlocutrice. Abbiamo costruito un progetto e vogliamo andare avanti insieme».
Qual è l’obiettivo minimo alle europee?
«Puntiamo alla doppia cifra e ad essere decisivi nel gruppo di Renew Europe. Tra socialisti schiacciati a sinistra e popolari trainati a destra, in Ue si sta ripetendo il copione della politica italiana. Per noi si apre uno spazio importante per rafforzare la proposta di centro in Europa».
Come si spiega la delusione delle regionali?
«Le Regionali attraggono un voto polarizzato, non di opinione. Lavoreremo di più per essere radicati sui territori. A partire dalla sfida in Friuli».
Renzi e Calenda dureranno insieme?
«Dureranno perché hanno scelto di giocare in squadra, con la generosità del passo indietro di Matteo Renzi. Per vincere serve chi attacca e chi passa la palla: conta la squadra e come gioca, e per questo faremo la differenza».