Bonetti: «Lascio Renzi e la sua idea di centro. Il futuro? Un ticket con Calenda»
L’ex ministra: ritrovo Gelmini e Carfagna. Sarà una sintesi di politiche diverse con il metodo Draghi. Prematuro parlare di mia candidatura alle Europee
«Il cammino del Terzo polo si è interrotto, ma io voglio pensare al rilancio». E il rilancio «non è delimitare uno spazio in cui raccogliere adesioni per le elezioni», cioè il Centro di Renzi, «ma attivare un processo per far incontrare idee e tradizioni diverse, la mia è quella popolare e riformista, e trovare la sintesi che serve per le sfide che il Paese ha davanti». Elena Bonetti, che con Renzi ha iniziato la sua attività politica fino a essere una delle ministre di Italia viva nei governi Conte II e Draghi, e oggi è appunto parlamentare del fu Terzo polo, lascia il rottamatore per seguire Carlo Calenda.
Onorevole Bonetti, entra in Azione?
«Non entro in Azione, ma in ticket con Carlo Calenda, con il quale già lavoravo alla federazione tra Italia viva e Azione, collaboro per la nascita di un nuovo soggetto aggregativo più ampio. Un processo costitutivo nuovo che si allargherà agli amministratori locali, spesso sottostimata ricchezza per la politica del Paese, associazioni, terzo settore e a tutto quel mondo prepolitico, in cui ci si forma all’esperienza politica».
Soggetti che in comune avranno una lista elettorale per le Europee?
«Che in comune avranno la volontà di costruire un soggetto politico plurale che sappia animare una nuova idea di Paese».
Il suo percorso con Renzi, invece, nel Pd prima e dentro Italia viva poi, si interrompe.
«È la mia storia e la rivendico con tutte le sue ragioni. Ma voglio portarle avanti per una strada diversa da quella che ha scelto Renzi. Io penso al centro non come a uno spazio da occupare ma come a un processo di partecipazione da liberare per essere forza che superi il bipolarismo. È l’obiettivo con cui ci siamo presentati alle elezioni del 25 settembre. Le ragioni della mia decisione non sono in cosa lascio ma in cosa voglio iniziare: un processo fedele a quel progetto in cui comporre posizioni politiche diverse, lavorare alla sintesi con metodo. Così, non con la tattica si affrontano in modo condiviso le sfide che il Paese ha davanti».
Ha avvertito Renzi della sua decisione?
«Ho scritto a Matteo e ai colleghi di Italia viva. D’altra parte in questi mesi non ho fatto mistero, né con loro né pubblicamente, delle diverse posizioni che avevo sia sulle singole sfide che sul progetto d’insieme».
Nella sua visione di progetto condiviso e plurale, non teme un certo protagonismo che ha fin qui contraddistinto il leader di Azione?
«Con Calenda ho già collaborato efficacemente. Ritrovo anche Gelmini e Carfagna con le quali, nel governo Draghi, ho sperimentato un metodo che va ripreso. Sarà un lavoro di squadra: profili, storie, personalità che si incontrano per formare una leadership condivisa al servizio di un progetto più ampio. Il vero pluralismo supera il leaderismo».
In concreto, la prima battaglia alla quale applicarsi?
«Le più urgenti per il Paese: la prima è l’educazione. E poi la sfida demografica, che passa anche dal lavoro, soprattutto per donne e giovani, e dalla sanità. Ci serve una riforma che aggiorni il servizio sanitario nazionale, che si integri con le sfide dei territori e del sociale e che investa».
Si candiderà alle Europee con questo soggetto nuovo?
«Davvero prematuro parlare di questo. Io ho un mandato chiaro nel gruppo parlamentare che mi auguro resti unito. E la tappa delle Europee è sicuramente importante, come le tante elezioni amministrative in vista. Quel che mi preme è saper rendere conto di una proposta aggregativa e non divisiva per il Paese. L’Italia ha fatto cose grandi quando ha saputo mettersi insieme. Non le serve un cartello elettorale ma un disegno politico al servizio dei suoi sogni più grandi».