Bonetti: pari opportunità di carriera, alle donne stipendi su conti personali
Il pacchetto richiede una copertura finanziaria modesta, obiettivo discuterne dopo le europee.
Il "LeaderSheAct". Esonero contributivo più alto per le aziende con certificazione parità di genere.
Da una parte incentivare l'indipendenza economica delle donne dunque la loro partecipazione stabile al mondo del lavoro, visto che il tasso di occupazione femminile attuale è di 52% a fronte di una media Ue di circa 65% e visto che secondo le stime del Fmi se le lavoratrici fossero numericamente pari ai lavoratri in Italia il Pil aumenterebbe dell'11%. Dall'altra parte qualche vigoroso colpo in più per bucare, se non abbattere, il cosiddetto tetto di cristallo (glass ceiling) che impedisce alle donne di fare acrriera al pari degli uomini e di raggiungere le posizioni apicali, visto che secondo gli ultimi dati Istat le donne manager sono solo il 27% del totale. L'ex ministra della Famiglia e delle Pari opportunità Elena Bonetti ci mette ancora una volta la faccia e, dopo il Family Act con l'assegno unico per i figli poi rifinanziato dal governo Meloni, propone il LeaderSheAct, ossia una proposta di legge presentata nei giorni scorsi alla Camera che contiene "disposizioni in material di parità di genere economica e professionale".
"Il cosiddetto glass ceiling, ossia gli ostacoli che le donne lavoratrici incontrano nella loro carriera per raggiungere posizioni di vertice, è un fenomeno ben presente - spiega Bonetti -. Non da meno è la metafora del pavimento appiccicoso, sticky floor, utilizzata per far riflettere sulla segregazione verticale che le donne costrette in posizioni medio-basse e, conseguentemente, meno remunerate". La proposta di legge è un mix di proposte nuove e di previsioni aggiornate: da un lato l'innalzamento della soglia massima di esonero contributivo per le aziende in possesso della certificazione di genere (introdotta nel 2021 all'interno del codice delle pari opportunità, prevede anche quote rosa per le cariche apicali) nonché l'obbligo della certificazione di genere per grandi aziende con più di 500 dipendenti; dall'altro "una definizione di criteri direttivi per il riordino degli organismi indipendenti di valutazione degli atenei finalizzati ad assicurare che la quota riservata al genere meno rappresentato sia pari ad almeno il 30% del numero dei componenti dell'organo, nonché di tutti gli organi collegiali, ivi inclusi quelli valutatori per il reclutamento di personale docente e ricercatori di ciascun ateneo". Per il mondo universitario italiano parlano i dati, che mostrano come la presenza di donne diventi più esigua man mano che si progredisce dalla formazione universiatria alla carriera accademica: a fronte del 57% di donne laureate sul totale, nel 2020 la percetuale di donne si attesta al 48,5% tra i titolari di assegni di ricerca, al 46,4% tra i ricercatori universitari, al 40,4% tra i professori associati e solamente al 25,4% tra i professori ordinari. "È ben evidente quindi quante poche donne raggiungano i vertici apicali alla carriera accademica", sottoliena l'ex ministra.
Il progetto di legge affronta poi il tema rilevantissimo dell'indipendenza economica e dell'educazione finanziaria delle donne. Non solo prevedendo spcifici aitui alle donne vittime di violenza con il rifinanziamento del Fondo a sostegno dell'impresa femminile (30 milioni di euro annui) e del Fondo per il microcredito di libertà (incremento di 5 milioni di euro annui), ma anche con la coraggiosa previsione che il datore di lavoro debba obbligatoriamente versare lo stipendio su un conto corrente di cui la lavoratrice e il lavoratore risulti intestatario o cointestatario. Sembra incredibile ma circa la metà delle donne adulte in Italia nonha un conto corrente personale e oltre un terzo non ne ha neanche uno cointestato. E la percentuale cresce al Sud. È evidente che, soprattutto per i lavori precari o scarsamente retribuiti, le donne si appoggiano spesso ai conti dei familiari: un tassello importante della cosiddetta violenza economica. A diferrenza delle deleghe del Family Act che il governo ha fatto decadere (anche) per manca di fondi, il "pacchetto" proposto da Bonetti necessita di una copertura piuttosto esigua: dopo le europee, è l'auspicio suo e nostro, le parlamentari potrebbero lavorarci per superare i due ostacoli del glass ceiling e del sticky floor.
Fonte: Il Sole 24 Ore