La commissione Covid è un errore da evitare
Caro Direttore,
ringraziando per questo spazio vorrei argomentare per le lettrici e i lettori de La Stampa perché ritengo che il testo del ddl in discussione al Senato (AS 790) per l’Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta per il Covid presenti criticità rilevanti, che meritano di essere affrontate e risolte nell’esame parlamentare. Come è noto, il testo è stato approvato in questa versione dalla Camera dei Deputati con il voto favorevole della maggioranza e di una parte del Terzo Polo. Italia Viva aveva presentato già nella scorsa legislatura un proprio testo, che nell’esame in commissione è stato modificato sostanzialmente. Il testo giunto all’esame dell’aula e votato, diversamente dalle intenzioni che animavano la prima stesura, rappresenta per com’è un ostacolo al raggiungimento della verità dei fatti. Io non ho partecipato al voto.
Per la prima volta nella storia della nostra Repubblica viene istituita una commissione parlamentare per valutare gli atti di due governi - Conte II e Draghi - e solo quelli. Con questo testo non si potranno considerare, ad esempio, gli atti di regioni, comuni, ospedali, aziende sanitarie. Come potremo fare chiarezza sulla pandemia senza considerare gli atti di chi ha la competenza sulla sanità? Nella mia regione, la Lombardia, che per prima ha sofferto, si rischia di non poter davvero far chiarezza non solo sul coinvolgimento della presenza russa ma anche sull’organizzazione del trasporto locale per far ripartire le scuole, sul reperimento dei dati, sull’organizzazione delle terapie intensive, sulla medicina territoriale. Non potremo accendere la luce sulla verità perché per farlo la commissione deve poter estendere la propria azione a tutti i soggetti coinvolti. Non condivido, pur rispettandola, la posizione di chi invoca il dovere di votare questo testo, ma spero che sia da tutti condivisa la volontà di evitare quella pericolosa deriva del condizionamento morale del voto a colpi di slogan. Il dovere che abbiamo da Parlamentari è votare leggi i cui testi corrispondano ai bisogni e agli scopi collettivi del nostro Paese per cui queste sono fatte e li definiscano con precisione ed esattezza. Il Paese ha diritto alla verità. I cittadini devono sapere che senza una buona legge istitutiva della Commissione la verità non si farà, e chi dice il contrario mente.
Il capo dello Stato, riferendosi in generale alle commissioni di inchiesta parlamentari, ha ricordato che è alla Corte Costituzionale che spetta il compito di valutare la costituzionalità di leggi approvate dal Parlamento. Il testo in oggetto all’art. 3 attribuisce alla Commissione il compito di valutare se tra le misure assunte dal governo – quindi anche attraverso leggi approvate dal Parlamento e firmate dal Presidente della Repubblica – ci siano stati «obblighi e restrizioni carenti di giustificazione in base ai criteri della ragionevolezza, della proporzionalità e dell’efficacia, contraddittori o contrastanti con i princìpi costituzionali» nonché «verificare e valutare il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali costituzionalmente garantite». Tralasciando il merito del fatto che si vanno a considerare prioritariamente le misure introdotte dal Governo Draghi, come l’obbligo della vaccinazione e l’introduzione del green pass, il che pone ai partiti che hanno sostenuto il governo Draghi una enorme questione di coerenza con la responsabilità delle misure sostenute come maggioranza, le parole del Presidente Mattarella sono state chiarissime. Anziché avventurarsi in originali interpretazioni, andrebbero colte con saggezza per migliorare subito il testo nel rispetto dei cittadini.
Infine un allarme da donna di scienza. È grave che nel testo si attribuisca ad una commissione parlamentare il compito di valutare le procedure di approvazione dei vaccini, e di lì i comportamenti conseguenti di Ema e della Commissione europea (sempre art. 3). Attribuire appropriatezza scientifica ai vaccini non sta alla politica. Anche solo l’idea di farlo significa rinnegare che la scienza ha metodi di ricerca propri, inclusa la validazione dei risultati, ma anche che i risultati della scienza e del metodo scientifico abbiano rappresentato la salvezza per il nostro Paese e il mondo intero. Tutto quello che abbiamo vissuto nel tempo della pandemia, lo sconvolgimento sociale e economico che ci ha colpiti come Paese, chiede verità. Ancora di più i lutti, la solitudine e la sofferenza delle persone e delle comunità. È un dolore che è entrato nelle nostre case e ha portato via tanti cari, segnando le nostre famiglie per sempre. Questo Paese non merita slogan populisti buoni per un accordicchio, qualche titolo e mezze verità.
Ha diritto che si facciano verità e giustizia secondo le diverse competenze dello Stato, e a buone leggi perché le fragilità di sistema, quello sanitario in primis, siano al più presto riconosciute e risolte. Ha diritto alla nostra responsabilità di rappresentanti politici. Al Senato si trovi lo spazio per emendare il testo e si dia davvero al Paese una legge rispettosa della profondità delle sue domande. Del diritto alla verità tutta intera. Mi auguro che questa istanza sia raccolta in primis dal mio gruppo parlamentare e trasversalmente dalla maggioranza e dalle altre opposizioni, perché il Paese che ha costruito unità nell’affrontare quella tragedia merita di ritrovare unità nel ricostruire la memoria e ripartire.