La lettera di Elena Bonetti e Carlo Calenda: "Calo delle nascite, la risposta giusta è nel Family Act"
Caro Direttore,
il crollo demografico che da decenni spegne le speranze del nostro Paese è finalmente entrato nel dibattito politico. È una buona notizia, che riporta la realtà al di sopra dei continui tentativi, a destra e a sinistra, di polarizzare questa campagna elettorale su schemi ideologici del tutto lontani dai bisogni del Paese. E, ancora di più, incapaci di vedere la dimensione globale di questa sfida e gli effetti che avrà sull’economia, la sostenibilità, lo sviluppo italiano nel quadro internazionale. Noi questa sfida l’abbiamo voluta affrontare con il coraggio della politica che scommette con visione e concretezza sul futuro.
Abbiamo costruito una risposta, la riforma del Family Act, che è un passaggio storico per il nostro Paese ed oggi è legge. La riforma delle politiche familiari che oggi il Paese finalmente ha è nata alla Leopolda, si è nutrita dell’ascolto delle imprese, delle parti sociali, del sistema scolastico statale e non statale, degli enti territoriali, dell’associazionismo, della rete educativa del terzo settore.
L’assegno unico e universale dentro a questa riforma è una misura rivoluzionaria. Dopo gli 80 euro del governo Renzi, ha scritto il Prof. Fortis, è il più grande investimento a sostegno del reddito delle famiglie mai fatto nel nostro Paese. Per la prima volta 20 miliardi di euro strutturali vanno a tutte le famiglie con figli, anche ai lavoratori autonomi, alle partite IVA, agli studenti. Un investimento che sostiene la natalità e il lavoro, in particolare quello delle donne. E ancora, 4.6 miliardi in nuovi asili nido, la prima strategia per la parità di genere nel nostro Paese, la scelta di più congedi parentali e finalmente paritari, l’investimento nel lavoro femminile, che oggi è al nostro massimo storico, la certificazione per la parità di genere per le imprese, che rende finalmente vantaggioso avere le donne protagoniste nel lavoro.
È un bene che oggi tutti i partiti dicano che questa riforma è quello che serviva. Come ha detto Draghi, è stata la nostra agenda sociale. Nessuno osa smontarla. Nessuno osa smentire che l’assegno si stia rivelando uno straordinario strumento di contrasto all’inflazione. Neppure Giorgia Meloni, il cui partito si è astenuto sul Family Act e oggi promette più risorse. Quello che nessuno di loro dice è che con il loro modo di fare politica questa riforma non sarebbe mai stata possibile né concepibile. E infatti, mai nessuno prima l’aveva proposta, e nessuno sa come andare avanti realisticamente sul solco di questo impegno.
Noi aumenteremo l’assegno, nel caso in cui entrambi i genitori lavorino o nel caso di famiglie monoparentali, da 50 a 200 euro al mese e riformando l’isee.
Renderemo strutturali i rimborsi per i libri di testo, le rette scolastiche, le attività culturali e educative, i centri estivi, con l’introduzione di una piattaforma di welfare innovativa e semplice sul modello della 18app, che noi abbiamo voluto e che ha investito nella cultura come fonte primaria di crescita per i giovani. Introdurremo voucher per il babysitting e i lavori domestici, e sosterremo un welfare innovativo in partnership con le imprese per promuovere un nuovo modello di reale sostenibilità.
E, infine, un nuovo patto per i giovani e con i giovani, per sbloccare il loro coraggio e la loro creatività. La Pira diceva che i giovani sono come le rondini, sentono la primavera. La prossima legislatura deve avere al centro un progetto straordinario per liberarne il protagonismo: scuola, formazione, casa, lavoro. Non sono titoli, sono i capitoli di un nuovo Youth Act che dopo il Jobs Act e il Family Act vogliamo realizzare.
E noi abbiamo dimostrato che quando ci impegniamo per portare a termine una riforma, la realizziamo sul serio.
La strada delle riforme e degli investimenti non può interrompersi. L’Italia ha una speranza e l’avrà sempre, se sceglie di essere unita e non farsi lacerare da una politica che per troppi anni ha solo promesso e mai mantenuto. Per questo il voto del 25 settembre è fondamentale. Una politica diversa, concreta, oggi è necessaria. Ed è possibile.