Troppa ideologia in questa campagna. Misure concrete per aiutare le donne
«È importante che le donne ricoprano ruoli di maggiore responsabilità nel nostro Paese. Ma Meloni premier non sarebbe una buona notizia». Non usa giri di parole Elena Bonetti, ministra per le Pari opportunità e la Famiglia nonché una delle front-woman del Terzo polo. «Tina Anselmi diceva che una donna deve riuscire anche per tutte le altre – aggiunge – Ma chi ha votato contro la legge sull’equità salariale e ritiene che le ragazze debbano conquistarsi la parità, che invece fa parte della nostra Costituzione, non può rappresentare le istanze femminili. E mi dispiace».
Ministra Bonetti, Meloni insiste sul problema denatalità e sulla necessità di fare in modo che le lavoratrici possano essere anche madri, senza per questo perdere il posto. Non è d’accordo?
«È quello a cui ho lavorato da Ministra. A differenza di tutti gli altri, noi quello che diciamo in campagna elettorale lo abbiamo anche realizzato, come nessun governo prima. Parlo del Family act, della prima strategia nazionale per la parità di genere, dei 4,6 miliardi che abbiamo investito per raddoppiare i posti negli asili nido. Del sostegno all’educazione dei figli e all’imprenditoria femminile, fino all’assegno unico. Fatti, non promesse».
Cosa manca ancora, dal suo punto di vista?
«Quello su cui avevamo cominciato a lavorare prima che cadesse l’esecutivo. A cominciare dai rimborsi per le spese educative dei ragazzi, come libri di testo e centri estivi. Ma anche la reintroduzione del bonus baby sitter e sostegni alle aziende sul fronte maternità, abbattendo i costi e detassando le sostituzioni. Ancora troppe donne lasciano il posto dopo essere diventate madri. Con la certificazione per la parità abbiamo iniziato a incentivare la loro permanenza nel mondo del lavoro».
Tra le spese che le famiglie si trovano ad affrontare peseranno sempre più le bollette. Il governo doveva agire prima, secondo lei?
«Saremmo voluti intervenire con maggiore tempestività, eravamo pronti a farlo. Poi, sul decreto Aiuti bis, l’ostruzionismo di M5S ha bloccato tutto. Servono molte risorse ed è necessario proseguire sulla strada tracciata. A cominciare dal rigassificatore di Piombino, che oggi è bloccato dalla destra e dalla sinistra».
Lei è candidata nel collegio uninominale di Roma centro, alla Camera. Cosa risponde a chi sostiene che quello ad Azione e Italia viva non è un voto “utile”, con un terzo dei seggi assegnati col metodo maggioritario?
«Il vero voto utile è quello che porta in Parlamento persone competenti, con la capacità di realizzare ciò che promettono. Noi lo abbiamo dimostrato: io, ad esempio, mi ero impegnata sul Family Act. E l’abbiamo ottenuto. Inviterei a stare sugli argomenti, invece di riproporre una contrapposizione ideologica tra buoni e cattivi». <QA0>
Calenda esclude di poter dare vita in futuro ad accordi di governo con Pd e M5S. Lei invece è stata ministra del Conte II, che proprio di quei partiti era espressione. Che ne pensa?
«Che da quel governo mi sono dimessa, tornando al mio lavoro di docente universitaria. Non potevo più essere complice di un esecutivo che stava cedendo al populismo e alla demagogia, al punto che sulla prima versione del Pnrr sono stata costretta ad astenermi. Da quelle dimissioni è arrivato il cambiamento con Draghi. Conte sta continuando a percorrere quella strada. Ed è evidente che noi, con quel modello, non possiamo condividere alcuna prospettiva di governo».
A che risultato ambisce il duo Azione-Italia viva? Non le pare che il 19%, come alle comunali di Roma, sia un po’ troppo ottimistico?
«Saremo la novità e la vera differenza della prossima legislatura, in grado di orientare l’azione di un governo che per noi deve proseguire sui binari dell’attuale. Se vogliamo parlare di numeri, visto che sono una matematica, non solo credo che la doppia cifra sia alla nostra portata, ma saremo la sorpresa di questo voto».
Pari opportunità: la sinistra chiede matrimonio egualitario e adozioni per famiglie omosessuali, Salvini parla di “famiglia naturale”. La legge sulle unioni civili va bene così com’è o serve un passo in più?
«Le unioni civili sono state un passaggio fondamentale per il nostro Paese, solo grazie a Matteo Renzi. Parliamo di temi su cui bisogna trovare la convergenza più ampia: chi oggi brandisce queste tematiche per polarizzare sa che è il miglior modo per affossarle. La priorità, sempre e in ogni caso, dev’essere quella di tutelare i bambini. Tutti, anche quelli che vivono in famiglie omogenitoriali».
Come quella comparsa nel cartoon Peppa Pig, che tante polemiche ha sollevato?
«La politica non dovrebbe strumentalizzare gli spazi dei più piccoli.
Fermo restando che non è Peppa Pig a promuovere politiche familiari, educare al rispetto della dignità delle diversità è giusto. E la polemica non dà dignità a un dibattito politico che dovrebbe essere ben più serio».