Elena Bonetti (Iv): "Andiamo avanti col nostro progetto, le donne siano protagoniste"
Elena Bonetti (Iv): "Andiamo avanti col nostro progetto, le donne siano protagoniste. Gli elettori hanno scelto la destra. Noi dobbiamo andare con ancora più convinzione avanti nella costruzione di un progetto politico unitario, un partito di centro riformista, liberale e popolare. Senza alchimie elettorali o alleanze forzate che non fanno vincere e soprattutto non permettono di governare. Adesso è tempo di consolidare una proposta politica forte che fin dall’inizio si è caratterizzata non solo a livello nazionale"
On. Bonetti, quali saranno le conseguenze con il ddl autonomia sul SSN?
Quel disegno di legge è in realtà una scatola vuota, approvata come bandiera elettorale ma di fatto inconcludente. Non ci sono risorse stanziate, si introducono procedure che complicano invece che semplificare. In più, sulle materie che entrano nelle sfere di competenze regionali si avrebbe un effetto di danneggiare tutte le regioni, in particolare quelle del nord, la cui capacità di attrarre investimenti dall’estero o di commercio internazionale sarebbe fortemente indebolita. Ma non si farà nulla: è l’ennesima scatola vuota di un governo che più che legiferare per governare lo fa per agitare il dibattito pubblico.
Siamo uno dei Paesi europei a più bassa natalità. Si stima che nel 2050 saremo un Paese da 30 milioni di abitanti. Il Family Act può bastare?
Intanto il governo deve scrivere i decreti attuativi per rendere operativa tutta la riforma (entrata in vigore il 12 maggio 2022 con il sostegno di tutto l’arco parlamentare) e non solo l’assegno unico universale, che avevamo già attuato con il governo Draghi. Il Family Act è la prima riforma integrata delle politiche familiari e l’abbiamo pensata proprio per contrastare la denatalità, investire in lavoro femminile e nell’autonomia e nel protagonismo dei giovani come leva di sviluppo per tutto il Paese. Il governo Meloni ha detto che questi temi sono una priorità, bene: scrivano i decreti attuativi e attuino la riforma se vogliono passare dalle parole ai fatti.
Come andranno spesi per le imprese e le famiglie i fondi del PNRR?
Ci sono misure specifiche in tutti gli assi del PNRR. Ma vorrei citarne due particolarmente innovative che abbiamo realizzato con il governo Draghi e che incideranno nella vita delle famiglie e delle imprese. La prima è il fondo per la creazione di nuovi posti per servizi educativi per bambini nella fascia 0-3. Con un investimento di 4.6 miliardi (mai così grande un investimento per gli asili nido) verranno raddoppiati i posti a livello nazionale e tutte le regioni raggiungeranno il target europeo di 33 posti almeno su 100 bambini (oggi abbiamo una media nazionale di 27 su 100 e in alcune regioni del sud siamo a meno di 10 posti ogni 100 bambini). In più abbiamo introdotto e finanziato con Draghi i LEP sugli asili nido con più di un miliardo all’anno destinato ai comuni per la gestione. Una seconda misura è la certificazione per la parità di genere. Le imprese che la ottengono hanno uno sconto sui contributi che devono pagare e avevamo introdotto una premialità nell’ambito degli appalti pubblici, misura che il governo però toglie nel nuovo codice che ha presentato. Su questo chiediamo che cambino idea.
Le elezioni regionali non sono andate bene per il terzo polo. C’è da rivedere qualcosa?
Gli elettori hanno scelto la destra. Noi dobbiamo andare con ancora più convinzione avanti nella costruzione di un progetto politico unitario, un partito di centro riformista, liberale e popolare. Senza alchimie elettorali o alleanze forzate che non fanno vincere e soprattutto non permettono di governare.
Sta nascendo il partito della Nazione. Con quali presupposti ideologici?
Non parlerei di ideologia ma di una collocazione e una visione chiare per il Paese: uno spirito di unità repubblicana che vuole ricomporre la nostra società, superare il bipolarismo divenuto bipopulismo, coinvolgere le forze liberali, popolari, democratiche e riformiste che si riconoscono in un progetto Europeo comune. Una politica di serietà, competenza e concretezza.
Calenda e Renzi sono compatibili?
Certo, e sono capaci di lavorare insieme ottenendo risultati utili al Paese. Lo dimostrano Industria 4.0 e tutte le riforme che hanno portato avanti insieme quando sono stati al governo, ma anche il coraggio che hanno avuto adesso di costruire un nuovo progetto condiviso.
Ricordo che avevate scelto Draghi come premier. Ora non sarebbe l’ora di una donna così come ha fatto il centrodestra?
Adesso è tempo di consolidare una proposta politica forte che fin dall’inizio si è caratterizzata non solo a livello nazionale ma anche territoriale da tante leadership di donne. Il terzo polo nasce con le donne protagoniste: tutto il resto discende da questo.
Chi mette nel Pantheon del partito nascente?
Le donne e gli uomini che hanno fatto la Repubblica e costruito con la Costituzione la nostra democrazia. Penso alle madri e ai padri costituenti e, in particolare, io sono legata alle figure di Tina Anselmi, Giorgio La Pira, Aldo Moro.
Lei che ruolo avrà?
Adesso sono vicepresidente del Terzo Polo e lavoro a costruirlo come partito unico.
C’è l’onda lunga del Melonismo. Sarà un tormentone fare opposizione ad un blocco così omogeneo?
Continueremo a fare opposizione in modo incisivo e con un approccio non ideologico o “aprioristico”, ma semplicemente stando sui temi e facendo proposte. E nel frattempo costruiremo il partito. Ci ripagheranno questa serietà e questa tenacia perché il Paese cerca risposte concrete e aspetta uno spazio moderato per un politica che non vuole urlare ma cambiare in meglio la vita delle persone. Tutto quello che questa maggioranza non può garantire.