Il governo Draghi vara il piano nazionale contro le discriminazioni Lgbt+. Bonetti, spero Meloni lo attui
“Oggi è stata adottata la nuova Strategia nazionale Lgbt+, un piano articolato in azioni concrete per prevenire e contrastare le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere. Un documento che nasce da un metodo di condivisione tra ministeri competenti, enti locali e 60 associazioni. Un atto con cui il governo Draghi dimostra ancora una volta di aver saputo rendere concreti i diritti, come già fatto sui temi della famiglia e della parità di genere”. Il ministro della Famiglia e delle Pari opportunità Elena Bonetti annuncia il raggiungimento, ai tempi supplementari del governo, di un obiettivo a lungo rincorso. Un passaggio necessario, anticipava lo scorso dicembre il premier Mario Draghi, a combattere “tutte le forme di intolleranza e discriminazione”.
Si tratta di un piano triennale adottato nel rispetto degli impegni europei, è “vincolante”, sottolinea Bonetti. Ma c’è il rischio che il nascente esecutivo Meloni lo disattenda, lo renda lettera morta. “Mi auguro che non accada”.
In concreto, cosa prevede il piano?
"Individua le priorità in sei ambiti: lavoro, sicurezza, salute, educazione e sport, cultura e media, monitoraggio e valutazione. E indica azioni sistemiche da sviluppare. Ad esempio diffondere una cultura del lavoro che si fondi sudiversity e inclusion, favorendo pratiche a livello aziendale che migliorino le condizioni lavorative. Promuovere il diversity management non solo nelle grandi aziende ma nelle realtà più piccole e anche nella Pa. Contrastare le discriminazioni dei giovani a scuola. Proteggere la salute, anche psicologica, accompagnando le persone transessuali nella fase della transizione, promuovere anche buone pratiche per le strutture penitenziarie. Per la prima volta, inoltre, ci sarà un’indagine statistica che individui le discriminazioni".
In questa legislatura però è fallito l’obiettivo del ddl Zan per combattere discriminazioni e violenza per motivi di genere.
"La strategia affronta anche il tema della sicurezza, a partire da percorsi formativi per tutte le forze di polizia, per il personale dei centri di accoglienza e degli enti pubblici, perché sappiano farsi carico degli episodi di violenza. Ci sono anche le linee guida territoriali per i centri antidiscriminazione. Certo, il piano lavora sul fronte delle politiche attive, sulla prevenzione ma anche sull’empowerment. Ma non elimina la necessità di una legge che dia più tutela in ambito penale alle vittime di violenza omotransfobica. Purtroppo si è fatta troppa ideologia da una parte e dall’altra e questo ha impedito l’approvazione della legge".
Sulla strategia Lgbt+ il centrodestra non si è messo di traverso?
"Il testo è stato scritto in accordo tra diversi ministeri, in una cabina di regia politica in cui c’erano i rappresentanti degli enti locali e con il confronto di 60 associazioni. Un processo molto condiviso".
Che quadro vi hanno dipinto le associazioni?
"Quello di un Paese che sta aumentando la coscienza pubblica ma ha bisogno ancora di un lavoro di formazione, di promozione dei diritti e della tutela della dignità della persona Lgbt+".
Non c’è rischio che questo lavoro ora venga gettato alle ortiche da chi verrà, da chi si sgola contro i rischi di una famiglia formata da 'genitore 1 e genitore 2'?
"La strategia è triennale, ci viene chiesta dall’Europa anche ai fini di finanziamenti per progetti specifici, per i quali è vincolante. Sarà responsabilità del prossimo esecutivo rispettarla o meno. Avranno la responsabilità di essere all’altezza di un governo che ha impresso una svolta storica sul fronte della parità. I primi segnali che sto leggendo di critiche immotivate a Draghi sul Pnrr non sono incoraggianti, suonano come scuse anticipate".
Però sul fronte dei diritti il governo Draghi è stato spesso accusato di essere assente.
"Al contrario. Draghi ha dato priorità a un’agenda sociale di promozione dei diritti delle persone, dal family act, con l’assegno universale a tutti i figli, alla promozione dei diritti delle donne con la strategia per la parità di genere. Abbiamo approvato piani nazionali contro la discriminazione di rom e sinti, la prima strategia per la parità di genere, contro la violenza contro le donne, il piano di contrasto alla pedofilia e pedopornografia. Stiamo ultimando il piano contro la tratta di esseri umani".
Farete in tempo ad approvarlo, prima che giuri il nuovo governo?
"Dovremmo riuscire, in uno dei prossimi Consigli dei ministri".
Quanto dobbiamo temere sul tema dei diritti, l’arrivo di una donna a Palazzo Chigi dà maggiori garanzie o dobbiamo temere per conquiste come l’aborto?
"Una donna premier non è a priori una garanzia. È bene che il nostro Paese abbia sdoganato che una donna alla presidenza del Consiglio sia la normalità, ma spero che sulle pari opportunità Meloni cambi idea rispetto alle posizioni tenute in campagna elettorale e si convinca ad esempio che la parità salariale tra donne e uomini è importante. Spero che anche sui diritti lavori per tutte le donne. Ricordi quel che disse Tina Anselmi: una donna che riesce, riesce per tutte le altre".